The Project Gutenberg EBook of Opere, by Giovanni BerchetThis eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it,give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online atwww.gutenberg.orgTitle: Opere Vol. 2: scritti critici e letterariAuthor: Giovanni BerchetEditor: Egidio BelloriniRelease Date: December 12, 2006 [EBook #20094]Language: Italian*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK OPERE ***Produced by Claudio Paganelli, Carlo Traverso and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net(Images generously made available by Editore Laterza and the Biblioteca Italiana athttp://www.bibliotecaitaliana.it/ScrittoriItalia)Nota di trascrizione: corsivo __spazieggiato__ |maiuscoletto| {piccolo}SCRITTORI D'ITALIAG. BERCHETOPEREIIGIOVANNI BERCHETOPEREA CURA DI EGIDIO BELLORINIVOLUME SECONDOSCRITTI CRITICI E LETTERARIBARI GIUS. LATERZA & FIGLI TIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI 1912PROPRIETÀ LETTERARIA LUGLIO MCMXII—31762[p.1]ILETTERA|sul dramma «Demetrio e Polibio» cantato nel teatro Carcano|Di Milano, il dí 27 luglio 1813.Non ho fatto risposta prima d'ora alla tua dimanda intorno al merito dell'opera seria Demetrio e Polibio, perché ilgiudicio mio in fatto di musica, non potendo io derivarlo, come sai, da conoscenza alcuna dell'arte, sarebbe forse parsointempestivo anche a me medesimo, se per indurmi a proferirlo avessi ...
The Project Gutenberg EBook of Opere, by Giovanni Berchet
This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it,
give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at
www.gutenberg.org
Title: Opere Vol. 2: scritti critici e letterari
Author: Giovanni Berchet
Editor: Egidio Bellorini
Release Date: December 12, 2006 [EBook #20094]
Language: Italian
*** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK OPERE ***
Produced by Claudio Paganelli, Carlo Traverso and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net
(Images generously made available by Editore Laterza and the Biblioteca Italiana at
http://www.bibliotecaitaliana.it/ScrittoriItalia)
Nota di trascrizione: corsivo __spazieggiato__ |maiuscoletto| {piccolo}
SCRITTORI D'ITALIA
G. BERCHET
OPERE
IIGIOVANNI BERCHET
OPERE
A CURA DI EGIDIO BELLORINI
VOLUME SECONDO
SCRITTI CRITICI E LETTERARI
BARI
GIUS. LATERZA & FIGLI
TIPOGRAFI-EDITORI-LIBRAI
1912PROPRIETÀ LETTERARIA LUGLIO MCMXII—31762
[p.1]I
LETTERA
|sul dramma «Demetrio e Polibio» cantato nel teatro Carcano|
Di Milano, il dí 27 luglio 1813.
Non ho fatto risposta prima d'ora alla tua dimanda intorno al merito dell'opera seria Demetrio e Polibio, perché il
giudicio mio in fatto di musica, non potendo io derivarlo, come sai, da conoscenza alcuna dell'arte, sarebbe forse parso
intempestivo anche a me medesimo, se per indurmi a proferirlo avessi stimato sufficiente il suffragio delle prime
sensazioni del cuor mio. E però, non contentandomi io di quello, mi parve di dover aspettare che il voto del cuore, per la
ripetizione continuata ed uniforme delle stesse sensazioni, pervenisse ad ottenere anche la fredda approvazione della
mente.
Se primo adunque e forse unico istituto della musica gli è quello d'impadronirsi rapidamente dei cuori umani e di
dirigerne e travolgerne ad arbitrio assoluto di lei gli affetti; se il terrore, se la pietá, se l'amore, se la téma e la gioia si
sollevano a vicenda dentro di me e mi agitano fortemente, appunto quando il maestro intese di volere suscitare in me
queste passioni; se manifestissimi segni mi convincono che la medesima commozione che io provo è sempre e con gli
stessi mezzi destata né piú né meno viva nell'universalitá degli spettatori, a segno di togliermi affatto ogni dubbio che
ella possa prodursi in me solamente, o per ignota e bizzarra disposizione di fibre, per una [p.2] debolezza non comune
di anima, o per certe troppo squisite attitudini a sentire, alle quali m'abbia disposto forse malamente una peculiare
educazione; e se infine dal maggiore o minore conseguimento d'affetti è lecito far paragone fra una musica e l'altra, e il
misurarne cosí la bontá positiva di ciascheduna non è logica strana; io sprezzerò con ardimento deliberato qualsivoglia
anatema dei pedanti dell'arte musica, e quantunque non iniziato ne' loro misteri, non grave il capo di crome e biscrome,
giurerò solennemente a te, e teco, se ti aggrada, anche al pubblico intero, che il signor Rossini quando dettava
quest'opera era quasi certamente ispirato da un genio buono.
Modellando il signor Rossini l'arte sua al vero gusto italiano, si sgabellò delle astruse metafisiche di molti degli
oltramontani; e lasciando che a loro tenga luogo d'ogni altro senso l'orecchio, vide che in Italia v'erano anche de' bisogni
nel cuore, e questi studiò di appagare; vide che se la sola armonia bastava all'udito, ella non bastava però a conseguire
quel fine a cui egli mirava, ed a lei saviamente accoppiò la cantilena; vide che la persuasione è operata dalla continuitá
del pensiero e, certo egli di possedere profondamente la scienza musica, non si curò di farne uso vano e puerile, ma
maneggiandola da padrone allungò i suoi pensieri in modo da schivare le tante e ricercate spezzature, delle quali pare
che vadano innamorati i moderni eruditi dell'arte; vide che il suono degli strumenti, quando sia unito al canto, non può
ragionevolmente affettare il primato, ma sí bene deve a quello sottostare pazientemente, e non si diede perciò a
seppellire la dolcezza delle voci umane nella tempesta dei timpani e nello stridore delle corde e dei chiarini; vide egli
insomma tutto quello di cui si erano accorti prima di lui e Pergolesi e Iomelli e Cimarosa e Paesiello e, rispettandone
l'ombre senza seguirle servilmente, si aprí una via alla gloria. E se vago, com'egli è, dell'aver semplicitá, pur non ebbe il
coraggio di inimicarsi del tutto i cacciatori dei ghirigori musicali, bisogna almeno confessare che nel placar di frastagli e
ricami quella divinitá egli fu scarso assai ne' suoi sagrifici. Fortunato giovinetto, e fortunati noi pure, se le meritate lodi,
delle quali lo onorano [p.3] i suoi paesani, varranno a mantenerlo ostinato nel suo proposito e ad irritare sempre piú
nell'animo di lui quella sete di fama che io vorrei necessariamente insaziabile ed eterna nei grandi ingegni, ma che però
con danno universale si spegne talvolta per colpa della facile contentabilitá giovanile.
Ora immáginati, amico mio, una musica quale noi la invocammo tante volte, allorché uscivamo di teatro inveleniti contro
la crescente barbarie dei tempi nostri e stanchi di bestemmiarla. Que' precetti, che allora venivano dettati da noi, non
erano per comune nostra fortuna uditi da altra anima vivente che ne potesse redarguire la troppa presunzione; e come
ignote a noi sono le regole dell'arte musica, e cosí rimanevano ignoti agli altri i delíri nostri intorno a lei. Ma io intanto
scommetto che il signor Rossini pensò forse piú ordinatamente, ma non diversamente certo di quello che noi facessimo.
E però ti so dire che i desidèri nostri sono oggimai per grazia di lui avverati pienamente.
Immáginati, dico, una tale musica, cantata con maestria inestricabile da due care voci femminili le piú simpatiche che tu
possa desiderare, da un baritono destro nel mestiere suo quanto basti per poter secondare ottimamente ogni piú ardito
professore e mantenere armoniosissimo ed esatto qualsivoglia concento a cui egli si frammetta, e da un tenore poi il
quale ha tutte in pronto le piú recondite dottrine dell'arte e le vie tutte della seduzione e che, ad una rara e somma
energia d'animo e ad una robustezza non comune di petto congiungendo un delicatissimo sentimento del bello, sa con
fina disinvoltura riparare le onte che gli anni devono per natural legge aver recate alla sua voce. Le quali onte però se
non isfuggono, come che lievi, all'udito del conoscitore, non offendono per nulla l'animo di lui. E tanto è il predominio del
buon gusto sul brio ineducato de' soliti cantori nostri, che ogni spettatore d'indole appena appena non triviale non si
lascerebbe indurre cosí di leggieri a rinunziare, per le lusinghe della fresca voce d'un giovinotto, alle diverse lusinghe
colle quali quest'uomo ne riduce alla memoria il bel metodo antico dei recitativi, e ne mostra [p.4] com'egli intenda e
senta sempre ciò ch'egli dice, e n'insegna l'utilitá del sillabare con esattezza le parole, e ne dispiega una acuta
cognizione de' recessi piú riposti del cuore umano e lo zelo costante con cui egli si propose di parlare a lui e
d'intenerirlo, anziché farsi a correr dietro alla smania volgare di rendersi ammirato per dovizia di arzigogoli e trilli. Vieni
ad udirlo, amico mio, e non appena avrai cominciato a gemere di