La legge Oppia
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Publié le 08 décembre 2010
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The Project Gutenberg EBook of La legge Oppia, by Anton Giulio Barrili This eBook is for the use of anyone anywhere at no cost and with almost no restrictions whatsoever. You may copy it, give it away or re-use it under the terms of the Project Gutenberg License included with this eBook or online at www.gutenberg.net Title: La legge Oppia Author: Anton Giulio Barrili Release Date: April 22, 2010 [EBook #32096] Language: Italian Character set encoding: ISO-8859-1 *** START OF THIS PROJECT GUTENBERG EBOOK LA LEGGE OPPIA *** Produced by Carla, Barbara Magni and the Online Distributed Proofreading Team at http://www.pgdp.net (This file was produced from images generously made available by The Internet Archive) ANTON GIULIO BARRILI LA LEGGE OPPIA COMMEDIA TOGATA IN TRE ATTI GENOVA COI TIPI DI ANDREA MORETTI 1873 Tutti i diritti riservati. Legge 25 giugno 1865, N. 2337. INDICE Dedica Interlocutori Atto primo Atto secondo Il Prologo Atto terzo A EDMONDO DE AMICIS, A te, che hai veduto nella mia LEGGE OPPIA alcun che di buono, a te, che hai cuore pari allo ingegno, a te, che io amo sopra tutti i miei fratelli nell'arte, è dedicata l'opera mia. Certo, avrei dovuto intitolarti una cosa migliore. Senonchè, ad aspettare che l'ingegno mio dèsse frutto veramente degno di te, avrei dovuto durarla di troppo, e questa pubblica testimonianza di affetto sarebbe stata anco rimandata «al limitar di Dite». Abbiti dunque, lontano amico, questa mia LEGGE O PPIA , e fàlle il buon viso, che solevi fare al tuo Di Genova, il 21 dicembre del 1872. ANTON GIULIO BARRILI. INTERLOCUTORI BIRRIA, servo. BIRRIA, servo. MIRRINA, liberta. CLAUDIA VALERIA, moglie di L. V. Flacco. MARZIA ATINIA, figlia di Claudia. VOLUSIA, figlia di Claudia. ANNIA LUSCINA, matrona romana. MARCO FUNDANIO, tribuno. LICINIA, moglie di M. P. Catone. FULVIA, sorella di Catone. LUCIO VALERIO, tribuno. TITO MACCIO PLAUTO, poeta comico. MARCO PORCIO CATONE, console. ERENNIO, littore. IL CÒRAGO. MATERINA, moglie di Erennio. IL BANDITORE. Donne — Magistrati — Popolo. La scena è in Roma — anno 557 ab Urbe còndita. Consoli L. V. Flacco e M. P. Catone. [9] ATTO PRIMO La scena rappresenta l'interno di un tablino e parte dell'atrio, nella casa del console Lucio Valerio Flacco, sul Velia. — Pareti ornate di fregi e dipinti; soffitto a cassettoni dorati; solaio a musaico. — Nel fondo, a destra e a manca del tablino, le fauci, che mettono all'interno della casa; sui lati, l'una a riscontro dell'altra, due cortine alzate. — In mezzo alla sala, un monopodio di marmo, con suvvi uno scrigno ed altri arnesi di lusso; tutto intorno, seggioloni e scanni. — Lateralmente, distribuite a giuste distanze lungo le pareti, alcune edicole, che recano, effigiate in maschere di cera, le immagini degli antenati della Gente Valeria. — Verso il proscenio, a sinistra del riguardante, il Larario, colle statuette degli Dei Lari, sorretto da una mensola di marmo, che ha da piedi un'ara da incenso. — In un angolo del tablino, il canestro da lavoro, coi gomitoli e coi rocchetti dentro. SCENA PRIMA BIRRIA, con uno spolveraccio di penne di pavone alla mano, sta ripulendo gli arredi del tablino. — Indi MIRRINA, con un canestro di fiori. (Birria è vestito di una tunica bigia, con maniche corte, stretta ai lombi da una cintura nascosta sotto le pieghe ricadenti dal petto. Capegli rossi e ricciuti. Calzari di cuoio. — Mirrina è vestita di una tunica talare e del peplo. Capegli pettinati alla greca. Braccia ignude. Suole allacciate, al collo del piede da maglie e correggiuoli intrecciati). BIRRIA Ah, giuro pel Dio Saturno che non è lieta cosa servire in casa di consoli. Onor de' padroni, carico alle spalle dei servi! Ecco qua; due volte al giorno lo si spolvera, questo tablino del malanno. E l'essèdra, poi, s'ha da tenerla sempre in assetto, pei ricevimenti magni. Poi c'è da curare il triclinio, poi da badare all'uscio di casa, che è sempre affollato di visite. Come son farfalline, coteste matrone! Su e giù, qua e là, continuamente in volta come le rondini, «Filò la lana, stette in casa sua»; così canta l'epitaffio. Ma gua', delle mie padrone non si potrà dire il medesimo? (mettendo da banda il canestro da lavoro) [10] Filarono la lana, quando non le ci avevano altro a che fare; stettero in casa, quando aspettavano visite. E avanti a ripulire; avanti a spolverare! MIRRINA (passando attraverso la scena) Tu brontoli sempre, peggio del tuono. BIRRIA Venere ti guardi, Mirrina liberta! Son essi per me, quei fiori? MIRRINA Vedete che ceffo da inghirlandare di rose! E' sono per gli dei Lari; va via! BIRRIA Mirrina, che modi son questi? Da ieri vendicata in libertà per grazia profumata del Console, che non sa negar niente alla moglie, già metti contegno col tuo amato Birria? MIRRINA Amato!... quel coso!... Rosso di pelo e buono a nulla è tutt'uno. BIRRIA [11] Non hai sempre detto così, ed io potrei ricordarti.... MIRRINA Lasciami pe' fatti miei, schiavo.... delizia dello staffile! mal arnese.... (divincolandosi da lui, per andare al Larario) BIRRIA Non ci hai proprio altro di meglio a profferirmi per colazione, stamane? (accostandosi timidamente, mentre ella sta disponendo i fiori sulla mensola) Mirrina, o come s'è fatto leggiadro il tuo collo, dacchè non ha più tema del collare di bronzo! MIRRINA E tu ammiralo! BIRRIA Farei meglio ancora.... MIRRINA (senza voltarsi) Che cosa? BIRRIA Vi coglierei il fiore che non hai voluto darmi pur dianzi. (chinandosi per baciarla sul collo) MIRRINA Numi, ei lo vuole davvero! Eccoti il fiore! (assestandogli una guanciata) BIRRIA Ah, gli è di cinque foglie e pizzica come quel dell'ortica. Or dunque, la è rotta? MIRRINA [12] Tienla per tale. BIRRIA Vedete, che albagìa! Se non par Tanaquilla regina.... MIRRINA Regina sicuro! Impara ad obbedire, perchè, quind'innanzi, comanderanno le donne. (andandosene gravemente col suo canestro tra mani) BIRRIA Ah, sì, ci hai ragione; fin da ier sera me ne ero avveduto. MIRRINA (voltandosi indietro) E da che? BIRRIA Oh bella! da che il padrone è partito. Ah, povero Console! Egli va sicuro e tranquillo a combattere i Galli Boi; ma non sì tosto egli ha messo il piede fuor della porta Nomentana, che in casa sua spadronan le femmine. Ma bada; il padrone non è partito, e per Ercole, egli ha da sapere ogni cosa. MIRRINA Che inventi tu adesso? Il padrone è a quest'ora colle legioni sulla via di Reate. BIRRIA Era, ma gli è tornato in fretta e in furia stamane. Lo ha veduto il figliuolo di Erennio littore, che è passato or dianzi di qua, mentre io stavo in sull'uscio. E' pare che il padrone avesse a indettarsi di cose gravi col suo collega Marco Porcio Catone, poichè gli è corso da lui ed eglino sono tuttavia in istretto colloquio. E credi tu che, tornato in città, non vorrà dare una scorsa a casa? Ah, tu la smetti adesso? Or bene, e noi lo avvertiremo, noi che nulla sappiamo; gli diremo noi di una certa porticina sul vicolo, a cui s'è tolto il catenaccio; gli daremo noi la lista delle persone che hanno ad entrar di soppiatto in casa. MIRRINA [13] Birria, tu non dirai nulla. BIRRIA E perchè di grazia? MIRRINA Perchè.... tu sei buono. BIRRIA Rosso di pelo? Eh via! MIRRINA Il rosso è color senatorio. BIRRIA Ma io sono un mal arnese, delizia dello staffile.... uno schiavo.... MIRRINA Che può diventar liberto da un momento all'altro, e tra liberti.... Ma che siete voi, uominacci stupidi, da non intender mai per loro verso le nostre parole?... Mirrina, quantunque fatta libera, è sempre Mirrina. Tu pure, se andrai a' versi alle padrone.... Una parola detta alla nobile Claudia Valeria dalla sua prediletta ornatrice, mentre sta acconciandole il capo, e la tua sorte è cangiata. BIRRIA (porgendole la guancia) [14] Briccona! Dà il pegno! MIRRINA Eccotelo! (dandogli della mano sul volto) BIRRIA Un altro schiaffo? MIRRINA No, una carezza. Non hai notato il divario? BIRRIA Poh, non guari; ma spiegata così, può anche passare. Basta, sappi; non è niente vero del ritorno del Console. MIRRINA Ah, furfante di tre cotte! M'hai dunque ingannata? BIRRIA Ti restituisco i tuoi doni. (accennandole una guanciata) MIRRINA Grazie; non ripiglio mai nulla. BIRRIA Suvvia, Mirrina, figlia di Venere, o sorella, o nipote, che certamente qualcosa le sei, facciamoci a parlar chiaro. Che è questa ascosaglia della porticina? s'inganna il Console qui? MIRRINA [15] Oh, non c'è niente di male, sai? Non far giudizii temerarii! Ma ecco le padrone; odo la lor voce; va via; il tuo lavoro è finito. BIRRIA Mi dirai tutto? MIRRINA Sì, tutto, ma vattene. BIRRIA Un altro di quegli schiaffi!... MIRRINA Va in tua malora! BIRRIA Udite, o Dei Lari, i dolci augurii di quelle labbra di rosa? (esce dalla fauce a sinistra) SCENA II. CLAUDIA VALERIA, MARZIA ATINIA, VOLUSIA e MIRRINA (Con poche differenze ne' particolari, Claudia Valeria, Marzia Atinia e Volusia, sono vestite ad un modo. Stola di lana bigia, per Claudia, bianca per Marzia e Volusia. Maniche lunghe, serrate al pugno con una fibbia. Due cinture; la prima sotto il seno, l'altra sui fianchi. Capo scoperto. Calzari di cuoio.) CLAUDIA Che ora? MIRRINA (guardando in alto, all'orologio solare, fuori della scena) Siam presso alla quinta. CLAUDIA [16] Così tardi? Le nostre vigile non istaranno molto a giungere. Bada, Mirrina, tien d'occhio tu stessa l'uscio là in fondo! (accennando dietro la scena a Mirrina, che esce dalla fauce a destra) Ah che la vada bene, figliuole mie! Ci siam messe ad una bella impresa! MARZIA Eh via, di che temi? Il dado è tratto. CLAUDIA Pur troppo! Ma che dirà vostro padre, quando saprà che s'è aspettata la sua partenza, per metter mano in un intruglio cosiffatto? MARZIA Eh via! Il babbo ci ama e ci perdonerà questa alzata d'ingegno. — Infine, che gran male si fa? E operiamo noi diverso da quante sono, non dirò matrone, ma femmine in Roma? Tutte, sai, tutte ad una! Albina Lutazia, Giulia Flaminia, le tre di casa Cornelia, il meglio di Roma
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